L’età Moderna

Nel 1433, Francesco Sforza, dicendosi mandato dal Concilio di Costanza, si fa signore della Marca e fa occupare Tolentino da Percivalle Doria. Lo spirito guerriero degli abitanti si riaccende e li fa insorgere contro il suo dominio.

È un periodo aspro e sanguinoso, superato soltanto dopo l’abbandono dell’impresa da parte dello stesso Sforza: la vita cittadina ha un certo recupero dovuto alla riattivazione del commercio, all’espansione di interessi culturali suscitati dal Filelfo e alla fondazione di istituzioni benefiche come il Monte di Pietà (1471).

Purtroppo l’irruzione continua di eserciti italiani e stranieri in guerra tra loro, con pretese di approvvigionamenti e di danaro, pone Tolentino in uno stato di precarietà, che perdurerà fino alla metà circa del secolo XVI determinando dissidi tra le famiglie, violenze, delitti, proscrizioni. Sisto V, appena salito al soglio pontificio, nel 1585, interviene per la soluzione delle discordie tolentinati, conseguendo finalmente la sospirata pacificazione; nello stesso anno eleverà Tolentino al grado di città e diocesi.

Nei due secoli seguenti, fino alla invasione francese, nonostante la generale depressione finanziaria e il decadimento politico, le condizioni di vita nel Comune, con una economia essenzialmente agricola, si manterranno a un livello discreto e si avrà così un considerevole rinnovamento edilizio con la sistemazione di chiese, la costruzione di nuovi palazzi e del teatro.

L’essere sul percorso della strada romana o lauretana consente alla città di uscire di tanto in tanto dalle monotone consuetudini giornaliere con l’assistere al passaggio di corteggi fastosi e all’arrivo di personaggi illustri, papi, re, regine che di solito vi fanno sosta per visitare il Santuario di S. Nicola.

Tutto ciò favorirà un incremento culturale diffuso, dovuto anche all’attività artistica del pittore Lucatelli, del musicista Vaccai e del poeta Bonelli. Nel 1797 Tolentino è al centro di un avvenimento di grande importanza storica: il 17 febbraio nel palazzo Parisani si conclude il trattato che prende nome dalla città, firmato dal generale Bonaparte e dai rappresentanti di Pio VI, con il quale si riconosce il valore strumentale e perciò mutevole del potere temporale dei papi, che rinunciano alle Legazioni, si impegnano a un cospicuo indennizzo in denaro e a cedere un gran numero di opere d’arte.

L’invasione francese, il ritorno dello Stato Pontificio, l’inclusione della regione nel 1808 nel napoleonico Regno d’Italia comportano a Tolentino un susseguirsi di situazioni nuove per l’amministrazione pubblica e per i cittadini.

L’occupazione murattiana e la battaglia, che il 2-3 maggio 1815 si combatte per l’indipendenza italiana tra l’esercito austriaco e quello di Gioacchino Murat nei pressi della città, danno rinomanza al Comune nel quale, dopo la restaurazione dello Stato pontificio, si diffondono le aspirazioni che il proclama di Rimini aveva acceso tra i cittadini.

Molti di essi partecipano ai moti del Risorgimento: dal tentativo insurrezionale di Macerata nel 1817, ai moti del 1831 e 1848 e alle varie battaglie per l’indipendenza, fino alla costituzione del Regno d’Italia.

Nel nuovo Stato, Tolentino sa attuare quel rinnovamento che è tra gli intenti del Risorgimento, creando numerose industrie e portandosi ai primi posti nella regione; svolge attività artistiche e culturali che la distinguono, suscitando echi favorevoli anche in campo nazionale, e favorisce con ogni mezzo la discussione politica relativa alla conduzione del comune e del Paese, estendendola anche alle componenti allora meno provvedute, come quella operaia e contadina.

Nonostante la depressione economica che per vari anni fa seguito alla prima guerra mondiale, non mancano iniziative tuttora valide come la costruzione dello stabilimento termale di Santa Lucia, l’inaugurazione del Monumento ai Caduti, opera dello Zanelli, e l’elettrificazione sperimentale delle campagne attuata dalla locale Azienda elettrica.

Durante la seconda guerra mondiale, notevole è stato il contributo di sangue e di imprese valorose che Tolentino ha dato alla lotta partigiana, di cui la medaglia d’argento conferita al Comune è stato il meritato riconoscimento.

Con lo stesso fervore dei tempi antichi, Tolentino ha proceduto, nel nuovo clima democratico, alla ricostruzione di quanto la guerra aveva distrutto, in questo confermando l’ideale legame che unisce sempre ogni presente al passato e al futuro.

Pianta di Tolentino (1850), con l’antica cinta muraria ancora quasi intatta

Tratto da: Giorgio Semmoloni (a cura di), Tolentino. Guida all’Arte e alla Storia, Comune di Tolentino – Accademia Filelfica, 2000

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