San Catervo

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La vita della chiesa di San Catervo presenta tre fasi salienti. La prima, iniziatasi in data anteriore al mille, la vede in piedi fino al 1256 quando i monaci benedettini di San Catervo chiedono al Papa Alessandro IV° l’autorizzazione per poter restaurare la chiesa.

La seconda fase inizia dopo il 1256, e di questa non si hanno elementi per determinare il rapporto con la prima Chiesa.

La nuova chiesa sorgeva con asse orientato sulla direzione est-ovest, con tre navate in stile romanico ogivale e con pilastri cruciformi e presbiterio nell’area dell’attuale facciata.

Questa costruzione, di cui resta una parte nella Cappella di San Catervo, detta allora cappella della SS. Trinità, rimase in piedi fino al 1820, quando si volle dare un nuovo assetto all’ormai vecchio edificio.

L’incarico fu dato in un primo tempo al pittore Tolentinate Giuseppe Lucatelli e, in un secondo momento, all’Architetto Maceratese Conte Spada.

Questi nell’assetto architettonico di tipo neoclassico, cambiò l’orientamento della chiesa da est-ovest a ovest-est, ponendo l’ingresso dove era il presbiterio della chiesa monastica del 1256 del quale rimane il grandioso portale ubicato sul lato sinistro della Chiesa.

L’edificio a tre navate, inglobante le strutture della costruzione precedente, fu realizzato a croce latina con transetto terminante con due cappelle radiali.

Il sarcofago

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In fondo alla navata sinistra si apre la Cappella di San Catervo che racchiude il suo grandioso Sarcofago, uno dei più importanti delle marche.

Il sarcofago, ricavato da un unico blocco di marmo, rientra nella categoria dei sarcofagi detti “a porte di città”.

La fronte è divisa in cinque scomparti, di cui tre figurati e due strigilati; nel tergo, completamente a striligi, campeggia il clipeo contenente i busti dei due coniugi defunti.

Dalla iscrizione inclusa nella tabula del sarcofago (C.I.L., IX 5566) si viene a conoscenza che Flavio Giulio Catervio era di nobile famiglia senatoria, che era stato prefetto del pretorio, che morì all’età di 56 anni e che tale monumento fu fatto costruire dalla moglie per ambedue.

La tradizione vuole che Catervio portò per primo in Tolentino i principi della fede in Cristo e che per questo subì il martirio. Il sarcofago fu aperto nel 1455 e ne fu estratto il capo di San Catervo che fu posto in un reliquiario per la venerazione dei fedeli.

ella successiva apertura, avvenuta nel 1567, esiste documentata e particolareggiata testimonianza. In quella data furono rinvenuti i corpi di San Catervo e del figlio Basso.

Affreschi

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La Cappella dove è custodito il Sarcofago di San Catervo è uno dei pochi residui dell’antico complesso monastico benedettino e conserva tuttora, sulla volta e sulle pareti, scene affrescate attribuite a Francesco da Tolentino e realizzate alla fine del XV secolo o agli inizi di quello successivo.

Questa è l’unica opera tolentinate del pittore perché le altre sue produzioni, a lui attribuite o da lui firmate, sono presenti in Campania (Liveri di Nola, Capodimonte, Vico di Palma) e in Puglia (Serracapriola).

Complessa è la formazione del pittore che unisce ad impaginazioni pienamente quattrocentesche, soluzioni pittoriche derivate dal Luca Signorelli della Santa Casa di Loreto e da composizioni pinturicchiesche e peruginesche a cavallo tra Quattro e Cinquecento in un accordo precario tra le parti dipinte sulle pareti e quelle sulla volta.

Sulle vele della volta compaiono Evangelisti e Sibille; sulla parete di fondo la Madonna in trono con il Bambino tra S. Catervo e S. Sebastiano; su quella di sinistra l’Adorazione dei Magi, su quella di destra la movimentata Crocifissione.

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